Fusione

Adesso che il voto è praticamente chiuso posso scrivere due righe sul referendum per la fusione dei comuni di Barberino e Tavarnelle.

Non ho voluto partecipare attivamente a questa campagna elettorale, ed ho forti dubbi pure sulle prossime, perché ho bisogno di un po’ di distacco per cercare di capire questo strano paese alla deriva. Non ho più nessun entusiasmo per una politica che non mi appartiene, un modo di procedere renziano che distrugge tutto e tutti.

Una politica incapace di confronto e condivisione, che calpesta idee, ideali e persone è una politica che porta ai vertici i mediocri facilmente manipolabile e controllabile dal potere economico.

Al di la di questo incipit generale che oramai riguarda tutti i livelli politici sono rimasto fermamente coerente con le mie posizioni. Ritengo che un comune sotto 10000 abitanti oggi non abbia più alcun senso di esistere, se non in sperduti territori scarsamente popolati, ritengo inoltre che i nostri fossero due mezzi comuni e lo si evince facilmente anche confrontando le estensioni territoriali con gli adiacenti. Inutile dire che sono inconsistenti le ragioni del no sul “piccolo è bello”, non raggiungiamo dimensioni tali per cui si perda il controllo diretto dei nostri delegati. Ma non mi è piaciuto per niente neppure la campagna del si, incentrata sostanzialmente sulla “grande opportunità” di mantenere i livelli di servizio attuali offerta dai contributi extra alla fusione. Oltre ad essere politicamente miope guardare solo ai bilanci è pure economicamente sbagliato mescolare entrate straordinarie con uscite ordinarie. Coprire l’ordinario con lo straordinario porta entro breve al fallimento di qualsiasi impresa economica. Se il taglio dei trasferimenti agli enti locali non rende più possibile un adeguato livello dei servizi ci si presenta a Roma con un kalasmikov e si pretendono, non si tampona con scorciatoie di dubbia efficacia.

Certo i finanziamenti alla fusione possono essere un opportunità di investimento per creare qualcosa che rimanga nel tempo, per condividere con una gestione partecipata con i cittadini dei progetti, per riorganizzare la macchina amministrativa ed avvicinarla alle necessità dei cittadini: per capacità di dare risposte ai problemi, per facilità d’accesso , per distribuzione sul territorio etc. l’accorpamento di funzioni potrebbe liberare preziose risorse umane da dedicare ad altro ….ma tutto questo passa da una visione politica che vada oltre la contingenza dei bilanci ed investa sul futuro, e sono decisamente scettico che questo sia nei metodi dell’attuale gestione politica italiana.

Per questo ho votato fermamente convinto, ma per niente entusiasta: SI.