Il deserto civile

Prendere in mano questa t-shirt mi ha messo una tristezza profonda. Non tanto per gli 11 anni passati, ma per il disastro che hanno lasciato questi undici anni nella nostra società.
Una società individualista all’estremo, chiusa, nazionalista, incapace di pensare un futuro migliore, incapace di sognare “un’altro mondo possibile”. Il neoliberismo ha raggiunto il
suo scopo. Non ci frega più niente dei nostri simili più o meno vicini che siano, non ci frega più niente di dare una sola ora del nostro tempo per un mondo migliore. L’imbecillità è oramai dilagante il capolavoro del populismo di destra sta non solo nella guerra tra poveri instaurata, ma nell’aver inculcato in menti malate che il futuro dei propri figli sia assicurato dall’ individualismo e non dalla capacità solidale e collettiva di affrontare insieme i problemi.
Pensare che c’era un amico in Mexico, Zambia o Ciad con cui lavorare insieme per un futuro migliore era naturale, oggi è fantascienza. E mentre sprofondiamo in questo imbarbarimento medioevale moderno il mondo va avanti a dispetto della nostra arretratezza e limitatezza socio culturale, chi sa quando ci sveglieremo da questo incubo e torneremo a pensare in globale e non in locale, chi sa quando riprenderanno senso le espressioni tipo “I Care” o “un’altro mondo è possibile” , per il momento non resta che “resistere,resistere,resistere”.

 

(*) Questo è il primo post che passo da Facebook al blog e non viceversa. Segno dei tempi pure questo.