Mario e il padrone

CarteMario amava ripeterlo spesso, sembrava una di quelle storie di altri tempi, una storia dal sapore desueto.

-Vedi, quando c’era il signor Rossi queste cose non succedevano. Sapeva lui come gestire il personale.

Con tono pacato, bonario, senza mai inveire apertamente con l’ufficio del personale.

-Questi sono tre e non fanno per uno. Non capiscono niente di persone, ragionano per numeri.

E mentre la discussione prendeva, il lavoro continuava a scorrere, come niente fosse.

-Il Sig, Rossi ti arrivava una mattina e ti diceva “Mario, avrei bisogno di un piacere, se può”, sapevi già che era uno straordinario ma era naturale un “mi dica, se posso”

-E lui con calma, sottovoce: “se nel fine settimana non hai impegni ci sarebbe da fare un salto nel tal posto per dargli una controllatina alla macchina.”

-Certo Sig. Rossi, non ci sono problemi tanto il prossimo fine settimana sono a casa.

“Mi raccomando Mario, vada su con sua moglie, sabato sistemi la macchina poi si prenda un albergo e domenica si goda il posto. Poi lunedì mattina passi da me e mi porti le ricevute dell’albergo e dei ristoranti, e mi raccomando …si tratti bene che lunedì si rilavora ”

E qui Mario non poteva fare a meno di accennare il sorrisino che al tempo faceva il sig. Rossi.

-Invece questi non capiscono niente, stanno a fare le pulci a tutto, poi quando ci sarebbe veramente bisogno dell’extra tutti gli vanno in …quel posto. E fanno bene! Diavolo se fanno bene! Per i bischeri non c’è paradiso!

In questo punto non poteva fare a meno di scaldarsi, amava l’azienda come fosse sua. Ma si calmava in un attimo e riprendeva il ragionamento.

-Lui era il padrone della baracca, sapeva cosa significava lavorare, conosceva tutti, aveva iniziato in fabbrica come noi, sapeva come chiederti le cose. Certo ci guadagnava lui, ma alla fine stavi bene anche te. Ho girato l’Italia, mai mi ha obiettato una spesa o si è permesso di sindacare sulle mie scelte. Certo stavo attento a spendere il giusto, qualche volta mi ha anche detto scherzando…” Mario poteva anche andare in albergo invece di dormire sotto il ponte” oppure “Ha speso così poco che quasi quasi mi trasferisco” e guai a non presentarsi la mattina in ufficio per il rimborso, alle 11 lo vedevi arrivare “Mario, l’aspettavo in ufficio”, ho avuto da fare ora venivo. “Venga, venga che si sistema subito” e mentre ci si avviava in ufficio ti chiedeva come era andata sembrava più interessato alla gita che al lavoro del sabato. E presentato gli scontrini potevi star certo che qualche lira in più la trovavi sempre.

Gli piaceva a Mario ricordare, ricordare le avventure lavorative o forse semplicemente rievocare la giovinezza, ma il suo trascorso di rappresentante sindacale lo portava anche a riflessioni più profonde sull’attuale gestione manageriale. Adesso che guardano le briciole e non si fidano di niente, poi sprecano pacchi di soldi in cazzate perché di quello che succede in fabbrica non sanno un cazzo! Gli hai mai visti scendere dagli uffici? – era solito dire- Il padrone lo vedevi in fabbrica tutti i giorni, e se c’era un qualche problema mentre stavi a discutere su come affrontarlo era li a dare il suo contributo, ascoltava diligentemente senza fiatare magari non diceva una parola …poi però dopo qualche giorno trovavi l’attrezzo nuovo che avrebbe risolto velocemente il problema, o vedevi sparire il fornitore che aveva consegnato merce difettosa che ti aveva messo in difficoltà. La narrazione continuava con passione e non poteva mancare il nocciolo del problema a suo giudizio: i giovani hanno studiato, ma in fabbrica non hanno mai messo piede, non hanno la più pallida idea di come funziona il nostro prodotto, grandi esperti del nulla, della carta. Si occupano di tutto dalla borsa, all’immobiliare, ai rapporti con le banche, alla creazione di diecimila società satelliti perfino all’estero per pagare meno tasse, ma del prodotto non sanno nulla questi non sono ne padroni ne imprenditori sono esperti di carte e chiacchiere infiocchettate.

Ecco, ripensando a Mario mi convinco sempre più che questo è il vero problema di questo paese un sacco di esperti di carte, manca chi conosce azienda e prodotto ed è capace di spaziare dalla gestione del personale alla produzione, ai rapporti con i clienti e fornitori, manca quello che in Toscana chiamavamo padrone negli anni 60/70 senza disprezzo, nell’eccezione di imprenditore; solo che imprenditore è un termine troppo raffinato per un operaio con la terza media. Manca colui che l’azienda l’ha fondata, vista crescere e che conosce tutti i dipendenti uno per uno. Manca quello che per chiederti lo straordinario è disposto a pagarti il finesettimana con la famiglia fuori. Abbiamo perso il nostro maggior vantaggio competitivo: la struttura snella e la competenza. Ma sopratutto l’abbiamo sostituito con il nulla, con la diffidenza, il sospetto, il controllo, in qualche caso con “il padrone” ottocentesco non avendo saputo interpretare quel necessario salto da azienda familiare a PMI.

Adesso che sono in fondo ve lo posso confessare: ne Mario ne il Sig. Rossi sono realmente esistenti come descritti, ma da quando avevo tredici o quattordici anni di Mario e Sig. Rossi ne ho sentiti molti, ognuno con la sua storia, le sue pecularietà ma alla fine nessuno troppo diverso da quanto ho raccontato sopra.