A proposito di bufale

Senza dubbio questo è un mondo pieno di bufale e disinformazione, in questo momento in cui siamo invasi da propaganda di guerra ci rendiamo perfettamente conto di come sia poco affidabile l’informazione che ci arriva.
Ma una riflessione più profonda mi è venuta di farla sui siti di debunker. Se una volta gli seguivo abbastanza, ultimamente mi sono accorto di non seguirli per niente. La modalità in cui me ne sono accorto non lascia dubbi sul fatto che non suscitino alcun interesse, infatti me ne sono accorto notando un post su facebook dopo mesi e mesi, segno inequivocabile che i post passati in bacheca precedentemente sono stati da me ignorati. Il post oltretutto era ignobile, confondendo l’antibufale con la presentazione di notizie del momento (ad essere maliziosi verrebbe da dire in pieno stile click-bait).

Ho realizzato che da almeno un annetto in effetti questi siti propongono pochissimo debunker ma molta opinione opinabile o articoli polarizzanti al limite del click-bait sui fatti del momento. Certo in internet rimane anche dell’ottimo debunker basato su fatti concreti e basi scentifiche su siti di livello come il CICAP, ma i siti semiamatoriali spuntati nel tempo stanno scadendo miseramente di qualità.
Il post proposto da facebook però, guardando i commenti, mi ha ispirato uno stress-test volto a capire la natura del pubblico rimasto  a questo tipo di informazione. In particolare mi ha colpito un commento che faceva una palese battuta di spirito dicendo in sostanza che avevano lasciato solo gli account della NATO, attaccato dai filo-NATO in modo vergognoso. Ho provato quindi a fare da “agitprop” inserendo un commento logico e sensato su un dubbio che i numeri citati non potevano non far venire, terminandolo con un briciolo di provocazione con un “opinione personale”. Ovviamente le risposte sono cominciate a fioccare, ed ho cercato di replicare a ognuna con molta calma. Il problema è che non facevo in tempo già dopo pochi minuti a replicare a tutti. Dopo meno di un ora eravamo già oltre i 50 commenti nei vari livelli e diventava pure difficile vedere le risposte cliccando sulle notifiche (un difetto di facebook con i post di successo che non ho mai capito), quindi ho chiuso il test cancellando il commento.

La cosa interessante è la natura dei commenti, tutti commenti sostanzialmente riportanti la vulgata del momento in voga sui media classici, nessun dibattito, nessuna dialettica concreta, nessuno in grado di portare elementi concreti a sostegno delle proprie tesi. Dal che si deduce che oramai questi siti hanno un pubblico acritico, fortemente polarizzato e assolutamente normalizzato in cerca di conferme assolute alla bontà di quanto dice la TV e possono fare tranquillamente opinione senza che nessuno gli chieda di tornare al loro scopo originale di documentare.  Del resto non stupisce basti guardare la nostra TV dove i fatti portati da storici o studiosi vengono controbattuti da opinioni di politici/giornalisti e influencer vari.

Visto che ho interagito di nuovo con uno di questi gruppi il buon facebook è tornato a propormi questo tipo di post, ed ho avuto la conferma del perché non gli segua più. Di fatto sono del tutto inutili non analizzando più fatti (se non raramente), ma opinioni e chiacchericci e gli articoli oltre che superficiali non sono spesso neppure fondati. Riporto due esempi sotto anche perché di altro gruppo rispetto a quello del test (per non far torto a nessuno), il primo pretende di contrastare un elenco forse un po’ di parte di fatti (ma neppure troppo) arrivando a negare praticamente quanto riportato in “Ukraine on Fire” di Oliver Stone portando a sostegno un altro documentario di Netflix in genere ritenuto decisamente meno obiettivo e completo, il secondo articolo fa opinione negando l’evidenza dei fatti ovvero che la crisi di Cuba aveva la stessa origine dell’attuale crisi Ucraina a parti invertite.