AQUILA

L’Aquila di oggi otto agosto lascia l’amaro in bocca. Non c’è modo per descrivere la strana sensazione, la città anche nella sua periferia è fortemente danneggiata anche se le strutture portanti in molti casi sembrano tutto sommato a posto, e rendono giustizia alla forza del cemento armato quando fatto come si deve.
A settembre qualcuno ha promesso "più case per tutti" al momento il centro storico di Aquila è facilmente riassumibile in una camionetta di militari ad ogni accesso che manda indietro chiunque si presenti,
anche a piedi,con la scusa che ancora stanno lavorando e che la messa in sicurezza non è terminata e un solo varco aperto per la via principale fino a piazza duomo duecento metri nel nulla di una città completamente sbarrata, sbarrata come le recinzioni che ti ingabbiano in quel percorso predefinito, sbarrata come tutti gli esercizi commerciali del centro.
Intorno l’idea di tanti uomini a girovagare, coordinati e comandati da fare schifo, tante campagnole dei VVFF che girano per la città nessun VVFF impiegato in una qualche opera di messa in sicurezza, nessun camion con correnti o altro materiale per la messa in sicurezza, vigili urbani a tutti gli incroci a non fare assolutamente niente, l’emblema perfetto del nostro paese fatto di niente se non di parole vuote e promesse mancate. A quattro mesi dal sisma si ha l’impressione che passeranno almeno quarant’anni prima di tornare a vedere la città come era negli anni scorsi.

Se non si vede in giro notizie, foto, video oltre gli ufficiali scattate nei giorni post sisma lo si deve senz’altro anche a questo stato di coprifuoco assai irreale per i giorni d’oggi, che toglie il fiato e fa salire tanta rabbia ma che funziona alla perfezione.

Nel frattempo gli accampamenti sono ancora la realtà quotidiana, la gente tira avanti come può con molta rassegnazione e ancora troppa poca rabbia, anche se gli esercizi sbarrati del centro non mancano di porre in vetrina cartelli abbastanza significativi pur se ancora poco espliciti.

Uno sfolgorante bivio per Coppito con annessa rotonda nuova di pacca celebra a pieno lo sfoggio d’orgoglio e becerume del regime quanto una statua  nella piazza principale di un qualsiasi paese in regime dittatoriale.

 

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