Norge – parte 3

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27-7-2008

E’ il giorno della città. Certo è domenica e dovremo rinunciare a qualche museo, ma in fondo a Bergen di musei di nostro interesse non ce ne stava poi molti.
Intanto scopriamo che non esiste un casello per il pedaggio, si passa sotto un traliccio che costituisce la porta telematica, se ti arriva il verde in una sorta di semaforo tutto ok, se ti viene il rosso ti fanno la foto poi un cartello fornisce un numero telefonico per i dettagli sul pagamento, probabilmente presso uno dei centri assistenza che si era visto nei giorni precedenti. A noi ci arriva ovviamente il verde, poi vedremo come arrivi il conto.
Bergen è una città tranquilla e che si gira bene, ma nella ricerca del parcheggio riusciamo a sbagliare e passare la meta, decidiamo di fare il giro dell’isolato ma qualcosa non funziona e ci troviamo di fianco alla stazione, dove comunque ci sta un altro parcheggio. Diamo una rapida occhiata alla cartina mignon riportata sulla guida di Bergen, sempre accattata alla reception, e decidiamo che va benissimo come parcheggio. Nel parcometro mettiamo 80NOK che ci consentono di poter restare li fino al pomeriggio inoltrato.

Facciamo due passi per la zona del museo,il centro e poi arriviamo al porto; zona di maggior interesse del centro di Bergen. Diamo un occhio al mercato del pesce, oramai un mercato turistico con banchini di pesce che offrono panini e banchini di souvenir e magliette; poi ci dirigiamo verso il Brygge, i vecchi magazzini del porto patrimonio mondiale dell’UNESCO.

È ora di pranzo e la fame comincia a farsi sentire, specie dopo l’odore del pesce a cuocere dei banchini, pensiamo di prendere una stradina defilata per cercare un posto ombroso dove fermarsi a sgranocchiare i nostri amati panini.

Prendiamo una strada di fianco al Brygge poi sulla sinistra dietro gli edifici di legno vediamo che si apre un piccolo parco, niente di meglio. Troviamo una panchina all’ombra e ci mettiamo a mangiare.

Dopo pranzo scendiamo nel mezzo ai fabbricati di legno e ci guardiamo il tutto, anche se i negozietti sono in parte chiusi.

Girovaghiamo ancora un po’ per il centro rinunciando alla panoramica non ci faceva voglia di prendere la funicolare per salire su. Poi quando si comincia a fare una certa ora decidiamo di tornare verso il campeggio, non siamo turisti da città e ci è già venuto a noia.

28/7/2008

Oggi decidiamo una escursione breve, anche perché alla 17 bisogna riconsegnare l’auto all’aeroporto. Andiamo dalle parti di Voss, ridente stazione montana 😀 Voss è un paesotto molto bello affacciato su un lago,  la zona è piena di attraenti svaghi: dal parapendio alla discesa in gommone o canoa, all’arrampicata. Peccato che il tempo è quello che è altrimenti non sarebbe stato male approfittare di qualche svago avventuroso. Dimenticavo, il parcheggio ha due prezzi 10NOK per un ora 20NOK per 24Ore …sembra il parcheggio a Firenze.

Dedicato un po’ di tempo alle bellezze dei dintorni del piccolo villaggio e visto volteggiare e atterrare un po’ di parapedii, fatto pure una rapida spesa alla COOP Mega (con la stessa scritta della nostra COOP in colore Verde, poi c’è COOP Market in rosso e COOP Prix in giallo …per gli appassionati di catene di supermarket ) e pranzato sul lago; torniamo all’auto e ci riavviamo lentamente verso il camping.
Girovaghiamo ancora un po’  in auto e poi giungiamo al camping,lasciamo Duccio nell’appartamento mentre io e Alessio proseguiamo verso l’aeroporto per la riconsegna dell’auto.
Parcheggiamo l’auto nel parcheggio della compagnia e andiamo verso il banco, al banco chiediamo spiegazioni sull’errato addebito, il ragazzo controlla e ci spiega che la collega ha sbagliato tariffa non prendendo quella promozionale del Week-End, ristampa una nuova fattura si scusa e ci informa che nell’estratto conto di VISA a fine mese troveremo tutto a posto (in realtà al ritorno era già tutto a posto e figurava solo il prelievo corretto), gli chiediamo pure come funziona il pedaggio di Bergen e ci conferma che è come avevamo pensato noi e ci verrà conteggiato sulla VISA …tanto per cambiare. Usciamo dall’aeroporto e diamo un occhio ai pullman per il centro di Bergen, le compagnie sono 3 o 4 ma i prezzi sembrano essere gli stessi almeno per quanto stampato negli adesivi sulle colonne, saliamo su quello in partenza lasciamo i nostri 80NOK a cranio all’autista e partiamo per la stazione dei BUS centrale (vicino alla stazione ferroviaria, ancora più vicino al parcheggio padellato il giorno prima). Arrivati in stazione diamo un occhio allo schermo e vediamo che dobbiamo prendere come previsto il 900 marciapiede 13 (se non erro) ci avviamo per la fila dei marciapiedi ma non lo troviamo …cerchiamo qualche cartello che ci spieghi come funziona poi scopriamo essere di la dalla strada fuori della stazione in fondo ai marciapiedi attraversato il sottopassaggio.
Praticamente per il campeggio c’è un pullman ogni 30 minuti tra il 900 e l’altro (390 se non erro) salvo in alcuni orari dove partono da Nesttun, prendiamo questo pullman per 23NOK a cranio, dopo una lunga fermata per coincidenze a Nesttun ci porta lungo la 580 fino a Lone. Ho notato che i servizi per l’aeroporto costano una sassata rispetto a quelli standard per il resto del paese, anche in questo caso la cifra dell’aeroporto è sproporzionata per km rispetto a quella pagata per arrivare fin quasi ad Arna.
Dopo cena cominciamo a sistemare le valige e facciamo le pulizie che domani si parte …e non vogliamo pagare le pulizie finali

29/7/2008

E’ la giornata del treno. Abbiamo già verificato l’orario del bus per Arna nei giorni scorsi ed abbiamo visto la necessità di fare piuttosto in fretta la colazione e la riconsegna delle chiavi.
Io e Duccio andiamo dal panaio a fare colazione, mentre Alessio dice di non avere fame e sistema le ultime cose. Riconsegniamo le chiavi sulla fiducia, come spesso accade all’estero non vengono neppure a controllare, e ci avviamo alla fermata del BUS.
Ovviamente manco a dirlo il BUS e precisissimo e alle 9:26 arriva, saliamo facciamo i biglietti (57NOK in tre) e partiamo per Arna. Il Bus entra dentro Arna prima di ridiscendere verso la stazione, nelle curve in paese dobbiamo risistemare i bagagli che tendono un po’ a navigare in libertà per il bus.
Nel poster appeso alla stazione scopriamo che il nostro vagone (coach 447) per quel treno è il secondo dalla testa, ok non ci resta che aspettare conquistando una panchina presumibilmente prossima alla fermata della test del treno.
Il treno arriva ovviamente in orario, saliamo e ci sediamo nei posti a noi assegnati. Aspettiamo curiosi il controllore con la stampa della prenotazione in mano, dato che nella prenotazione c’è scritto che i biglietti li forniscono in treno. Ovviamente il controllore passa, legge il cognome della prenotazione lo confronta con la sua lista e se ne va …peccato gli avrei messi volentieri tra i ricordi i biglietti
Oltretutto il controllore mostra una memoria di ferro, durante il viaggio ripassa svariate volte ma mai richiede il biglietto, è incredibile la capacità di individuare solo i nuovi arrivati.
Il treno è abbastanza comodo, tenuto benissimo anche se al design non sembra proprio appena costruito. Nel montare ho notato nello scalino di salita una targhetta con il nome del costruttore e affiancata un’altra riportante un 1975 ….se quello è l’anno di costruzione complimenti alle ferrovie Norvegesi.
L’arrivo a Oslo Sentral è previsto per le 17:32 …6 ore e 55 di treno ci aspettano, io e Duccio ricordiamo le ore del Mosca-Sanpietroburgo ….Alessio si è già immerso nella lettura e sembra avere forte intenzione di finire il libro in viaggio
Il percorso è tanto lungo quanto vario e bello da vedere, ovviamente non avendo appuntato nulla sul momento adesso è difficile ricordarne i dettagli. Il tragitto comincia sui fiordi con il paesaggio da fiordi, poi da Voss in poi assume aspetti montani, fino ad arrivare in alta montagna intorno Myrdal (da dove parte la ferrovia per Flam) possiamo praticamente per un ghiacciaio, i lembi di giaccio rimasti affiorano in aplie zone fin quasi a ridosso dei binari. Intorno infiniti prati di altura, rocce, sentieri e laghetti; un posto stupendo per escursioni sia a piedi che in mountain bike.
Riscendiamo giù e ritroviamo i boschi e i grandi fiumi di montagna, poi riappaiono i paesi, sempre più grandi, più ci si avvicina alla capitale.
Tornano le pianure, e i pascoli lasciano progressivamente spazio ai campi coltivati a orzo, segale e grano. Campi ancora completamente verdi in alto,ma mentre scendiamo anche il colore del frumento cambia e diviene sempre più giallognolo sanza mai arrivare comunque all’oro di battitura. Oramai i centri si fanno più grossi e anche i campi sono estensioni e non più lembi strappati alla montagna, stiamo per arrivare in città.
Durante il viaggio Alessio si è letto centinaia di pagine di libro (Anne Rice – La regina dei diamanti TEA), Duccio ha dormicchiato, guardato il paesaggio, tentato di leggere, si è distratto in vario modo …il sottoscritto che in treno,in pulman, in auto e in nave non è ne capace di dormire ne di leggere si è guardato il paesaggio dal finestrino e di tanto in tanto per passare il tempo ha acceso la videocamera sempre comunque fuoritempo riuscendo a filmare prevalentemente gallerie, alberi e greppi.
Durante il viaggio le provviste sono rimaste intatte, ad eccezione di una banana che mi sono mangiato io, nessuno ha avuto fame.
Scendiamo dal treno e ci incamminiamo lungo il binario, prendiamo le scale mobili e la stazione si apre ai nostri occhi. La stazione è molto grande, c’è di tutto. Negozietti per uno spuntino veloce, pizzeria, internet point, ufficio postale, per finire il supermarket alla fine del corridoio che porta ai binari. Se poi vogliamo essere precisi è un vero e proprio centro commerciale, visto che è attaccata con corridoi sia alla stazione dei bus che ai negozi accanto.
Tiriamo fuori la guida di oslo che avevamo preso nell’attesa all’aeroporto di Torp e guardiamo la cartina per vedere dove dirigersi.
La stazione a differenza di quanto siamo abituati a vedere dalle nostre parti ha l’aspetto di un posto tranquillo, anche il piazzaletto antistante per quanto bivacco di qualche sbandato è discretamente sorvegliato dagli uomini di servizio che vi si aggirano con professionalità e discrezione (mi viene da sorridere a pensare a un militare con fucile in spalla a fare il loro mestiere).
Scendiamo la rampa e ci avviamo verso Storgata. L’Anker Hostel non è proprio vicinissimo, ma a giudicare dalla carta (e dalle guide) neppure troppo lontano, percui decidiamo di lasciar perdere tram e bus e fare due passi.E’ un occasione per prendere confidenza con la città e sicuramente si risparmiano diversi minuti necessari a capire i tram giusti.
Malgrado le valige e il camminare lentamente per godersi il nuovo posto, arriviamo in una decina di minuti.
Durante il tragitto notiamo che vicino alla stazione figurano sopratutto i negozi con le grandi marche della globalizzazione, dopo poco entrati in Storgata invece si apre un luogo pieno di piccoli esercizi di africani e mediorientali; la prima impressione è che Oslo in genere sia un buon misto di culture diverse e l’integrazione da l’impressione di essere buona.
Facciamo il check-in in ostello, i ragazzi alla reception ci chiedono gentilmente se per noi è un problema se al posto della camera da quattro posti ce ne danno una da due più letto aggiuntivo, ovviamente ad un prezzo ridotto. Tirando fuori l’orgoglio dei veri viaggiatori "No Alpitur" non ci pare il vero di accettare.
Portiamo su in due viaggi valige, lenzuola e branda (si perché è pur sempre un ostello) prendendo l’ascensore alla sinistra della reception come consigliato dal personale. In realta scopriamo poi che la 716 è posizionata nel pianerottolo davanti all’ascensore alla destra della reception, dato che l’Anker ha anche delle porte che dividono i corridoi di destra da quelli di sinistra da aprire …ad averlo saputo sarebbe stato tutto più semplice 😀

La camera è essenziale, piuttosto piccola ( sopratutto con 3 letti) ma pulita e dotata di quanto serve. Il bagno pulito e abbastanza spazioso, certo se invece della tenda doccia avessero messo un box doccia sarebbe stato meglio…ma raggruppando i turni doccia può andare senza rischiare di portare l’acqua in tutta la stanza:-D
Ci sbrachiamo sul letto mentre a turno facciamo la doccia, nel frattempo sistemo in frigo il pranzo non consumato e do’  fondo ad anacardi e patatine, mentre leggo qualche pagina di Asce di Guerra ( Vitaliano Ravagli e Wu Ming – Asce di guerra – Ed. Marco Tropea )
Siamo pronti per andare a cena, Duccio dice che non viene e si arrangia mangiando i panini presi per il pranzo, io e Alessio invece usciamo, curiosi anche di vedere la città in notturna.
Ci dirigiamo verso il centro con l’idea di trovare un qualche posto dove mangiare, e presto raggiungiamo Karl Johans Gate , la percorriamo per un lungo tratto godendoci gli spettacoli dei vari artisti di strada, la via è molto viva e piena di gente.
Intorno però di posti dove mangiare ce ne stanno tantissimi ma nessuno sembra offrire la benché minima tipicità. Invasi dall’italian style delle pizzerie o dei fast-food alla Deli De Luca, dall’ american style delle steak house, del McDonalds e sui simili, dalle varie kebabberie e dai fast-food orientaleggianti non si riesce a scoprire niente che abbia la parvenza di discostarsi un attimo dal fast-food post-globalizzazione.
Dato che è piuttosto tardi optiamo per una kebabberia, Alessio va sul kebab mentre io vado su un piatto di fish e chips con l’immancabile coca-cola (circa 100NOK a testa). Ci sfamiamo alla meglio, in realtà tanto il kebab che il mio piatto erano buonissimi e abbondanti ….ma avremmo preferito altro, e ripartiamo ripercorrendo Karls Gate verso il palazzo reale.
Malgrado siano le undici sembra giorno da quanta gente affolla il centro. Al palazzo tagliamo per i giardini poi verso il museo nazionale e seguendo la piccola mappa sulla Lonely Planet Alessio vorrebbe tagliare per rientrare verso l’Anker con un percorso più veloce e breve possibile.
Il cielo si rannuvola sempre più e qualche fulmine squarcia già il celo, la popolazione non sembra particolarmente curarsene e i locali sono pieni mentre la gente continua a passeggiare lentamente come niente fosse, ma forse loro sono più vicini di noi alla loro metà.
Noi comunque affrettiamo il passo. Guardando la scarsa mappa in dotazione convinco, non senza difficoltà, Alessio ad allungare la strada pensata facendo le vie centrali, non mi sembrava sano avventurarsi per alcune strade delle quali non era riportato neppure il nome nella cartina avendo l’obbligo di non sbagliare pena arrivare zuppi.
Rientriamo in ostello, facciamo la chiaccherata di rito e dopo molto ci prepariamo ad andare a letto …che ancora non era cominciato a piovere, forse tanta fretta non era poi così giustificata.

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