Norge – parte 4

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30/7/2008

La notte è piovuto, ma malgrado ciò è stato molto caldo, ovviamente abbiamo dormito con la finestra aperta e altrettanto ovviamente sul letto abbiamo buttato il sacco del piumino senza inserirci quest’ultimo dentro, ma fa sempre caldo e sudi dannatamente, oramai la maglietta del pigiama è gia andata tra i panni sporchi ed è stata sostituita da una t-shirt. Tra l’altro le T-Shirt cominciano ad essere in riserva il calcolo di una ogni 2 giorni sta tornando alla lettera con questo caldo.
Oggi è la giornata da dedicare alla città, o quantomeno a parte di essa, domani Duccio riparte e mica può dire di essere stato in Norvegia e non aver visto Oslo

  Usciamo dall’Anker che è già piuttosto tardi, rifacciamo praticamente il percorso della sera, visitando il centro, passando dal Duomo (che è chiuso per restauri e completamente incartato nei ponteggi) e dirigendosi verso Karl Gate da qui lentamente andiamo verso il palazzo reale passando per il parlamento e l’università, fermandosi per le foto, le riprese, per guardare gli artisti etc.etc.
Decidiamo di pranzare nei magazzini Pallet, guardiamo un po’ cosa offrono ma come al solito di autoctono a parte le paste del forno c’è poco. Poi su in un barrettino orientaleggiante si vedono dei piatti di pesce un po’ più norvegesi, finalmente possiamo mangiarci un po’ di gamberi e del salmone con varie erbette e abbellimenti. I piatti sono abbondanti per un pranzo veloce e non costano tantissimo (sui 110NOK a testa), ce li spartiamo per assaggiare il tutto …peccato per la pepsi ci sarebbe stato meglio un buon bicchiere di bianco ma quello disponibile era troppo raffinato e costoso per i nostri gusti.  

Al palazzo noto che il ghiaino del piazzale è solcato da profondi fossi che la sera non c’erano, evidentemente un po’ è piovuto. Ci guardiamo un cambio di guardia, in ogni capitale che si rispetti c’è un cambio di guardia e come sempre sembra che quella cosa sia importante mentre non è che una sceneggiata per turisti, poi ci addentriamo nei giardini del palazzo e successivamente in quelli antigui esterni alla cancellata. Ce la prendiamo con molta calma e dopo aver osservato le anatre e gli altri ospiti del parco ci dirigiamo verso il Nasjonalmuseet, ovvero verso il museo nazionale (o galleria nazionale che la si voglia chiamare). Galleria che raccoglie un vasto numero di opere di pittori e scultori vari tra il 1800 e il 1950, ovviamente manco a dirlo l’obiettivo principale era il famoso urlo di Much.
Ci giriamo un po’ tutte le sale, per quanto nessuno dei tre sia un patito di pitture ce le commentiamo con un diverbio di vedute tra me che preferisco l’impressionismo di Cézanne, Monet (e gli altri) e i dipinti di Van Gogh o qualsiasi forma di pittura che si discosti dalla semplice fotografia del soggetto e gli altri che prediligono il realismo o forme di riproduzioni molto fedeli.
Lasciamo la sala dedicata a Much tra le ultime da visitare, finito il giro ovviamente ci arriviamo. Personalmente l’Urlo non mi ha particolarmente entusiasmato, sicuramente migliore Madonna anche se il mio preferito tra i presenti in sala è "le ragazze sul ponte" almeno nella versione esposta, dato che Much come al solito ne ha disegnati un infinità con il solito soggetto e il solito titolo ma con lievi varianti.
Usciti dal museo torniamo verso Karl Johans Gate vagando caoticamente per altre vie del centro godendoci la vivacità della città. Alla fine della passeggiata convergiamo verso Oslo Sentral per vedere che mezzo di trasporto utilizzare il giorno seguente per raggiungere l’aeroporto di Gardemoen.
Alla stazione apprendiamo che per via ferrata esistono 2 soluzioni, il treno normale con frequenza oraria o il flytoget un treno di una compagnia privata con frequenza ogni quarto d’ora e una percorrenza di una ventina di minuti, che parte da apposito binario.
Dato che non abbiamo nessuna idea di fare i soliti turisti dell’ultimo minuto optiamo per il comunissimo treno della NSB, e quindi stampiamo i 3 biglietti ad una macchinetta automatica, uno one-way per Duccio che parte e l’altro A/R per uno di noi. Spendiamo 36NOK a corsa contro le 160NOK del Flytoget, una differenza non di poco conto vista la brevità del tragitto e la discreta frequenza anche del treno normale.
In giornata abbiamo riprovato il giro dei bancomat senza successo, per finire ad appoggiarsi nuovamente alla VISA, che si prenderà pure il 4% di commissioni sull’anticipo contante ma almeno funziona sempre in modo impeccabile.

31/7/2008

Mi sveglio piuttosto sul presto per accompagnare Duccio a Gardermoen, facciamo colazione a un kiosketto alla stazione e per le 7:30 siamo già pronti sul binario ad aspettare il treno. La giornata è bella e a quell’ora non è caldissimo, comunque io sono in maglina a maniche corte e pantaloncini corti sembro un tedesco in vacanza ….mentre gli autoctoni sembrano privilegiare le maniche lunghe se non addirittura un qualche giacchettino leggero.
Ovviamente il treno arriva in orario etc.etc direte voi oramai pratici ….invece no il treno è annunciato con 3 minuti di ritardo, ci strappiamo i capelli dalla disperazione e ci scandalizziamo, …a casa nostra ….sarebbe stato puntuale (cioè avrebbe avuto 15 minuti di ritardo ma nessuno l’avrebbe detto) ๐Ÿ˜€ …fare battute su Trenitalia è come sparare sulla croce rossa percui decidiamo di smettere non fosse altro perché nel frattempo sono passati i tre minuti e il treno è arrivato percui dobbiamo salire.
Come al solito treno pulito, controllore gentile che passa ad ogni fermata, ricordandosi comunque perfettamente a chi ha già chiesto il biglietto, rilarghi per poter lasciare le valige anche se avendone una sola non è stato un problema tenerla tra i piedi. Alle otto come da programma siamo a Gardermoen. Risaliti dai binari con il nastro si arriva alla hall della stazione e da qui con una scala mobile alla zona check-in dell’aeroporto. L’aeroporto è molto moderno realizzato con una bella struttura in vetro e acciaio, la zona check-in è divisa per lettere, ci sono abbondanti panchine (senza braccioli e molto piatte …ottime pure per una dormita) a quell’ora già brulica di gente sopratutto nella zona dei controlli, ma malgrado l’enorme traffico sembra avere strutture idonee per sbrigare il tutto in modo veloce. Il check-in del nostro volo Sterling per Firenze non è ancora aperto, comunque ci piazziamo a sedere davanti al cancelletto, ne approfitto per andare in bagno, dopo di che saluto Duccio per tentare di riprendere il primo treno di ritorno verso Oslo. Scendo le scale, torno al binario e dopo poco riprendo il treno, ha un che di famigliare ….beh quando passa il controllore capisco che è lo stesso dell’andata, il capolinea della linea è pochi chilometri dopo Gardermon e in quella mezz’oretta il treno era di nuovo li per raccogliermi.
Dato che è sufficientemente presto decido di non telefonare ad Alessio per farlo venire verso il centro ma andare direttamente verso l’Anker. Discutiamo un po’ su cosa ci rimanga da vedere in città, ribadiamo il concetto che non siamo animali da città e di vedere altri musei o edifici ci importa il giusto quindi giocoforza andiamo verso la zona del porto che avevamo snobbato ieri per quanto fosse a pochi passi da Karl Gate …come ogni cosa ci sia da vedere a Oslo del resto.
La zona del porto è molto luminosa e ben curata, dopo un giro delle banchine e nel giardinetto davanti ce ne andiamo verso il Brygge che non ha certo lo stesso fascino di quello di Bergen essendo più recente e trasformato in un gigantesco centro commerciale.

Prima di entrare nel centro commerciale decidiamo di percorrere fino in fondo la passeggiata, poi ci sediamo sui gradoni davanti al mare come fanno loro, visto che tra una cosa e l’altra siamo già intorno a mezzo giorno si vedono molti norvegesi con il loro Take-Away mangiare beatamente godendosi il sole sui gradoni di fronte al mare.
Dato che noi non siamo norvegesi dopo 10 minuti di sole siamo ripartiti per cercare un po’ d’ombra, avventurandosi nel nuovissimo quartiere un po’ controcorrente al flusso di gente che venivano verso il porto con il loro vassoietto. Tra un negozio e l’altro e alcuni cantieri in fase finale abbiamo anche scoperto l’origine di simile flusso, un enorme palazzo di vetro sede di una banca …ma non è tanto questo l’importante quanto la varietà e numero di esercizi specie a carattere ristorativo presenti in zona.
Manco dirlo, nessuno ci ha colpito per tipicità, anche perché alcuni erano chiusi e quasi tutti si rifacevano a modelli globalizzati, dopo aver girato un pochetto essendo già abbastanza tardi abbiamo optato per prendere qualcosa al volo da Deli De Luca.
Invece del solito panino ci siamo fatti incuriosire dal successo del "calzone", nome italiano e pure tentativo di imitazione. Ne ho preso la versione con peperoni (anzi pepperoni come dicono loro) e pollo. Il risultato invece per quanto buonissimo ricordava più una cucina indiana che italiana. All’ombra del tavolino fuori ce la prendiamo con calma. Dopo pranzo ci facciamo un giretto del centro commerciale, anche se di far shopping non ce ne può fregare di meno e poi ripartiamo per impiegare il pomeriggio.

C’è rimasto da visitare il castello dall’altra parte del porto, quindi ci dirigiamo la.
Il castello è un posto molto carino e ce lo guardiamo con calma godendosi un po’ pure i prati e le panchine. Alla fine del giro usciamo dalla parte del museo militare e ci reimmergiamo nella città con vaga meta Oslo Sentral.
Gia la sera prima avevamo dato un occhio al biglietto ferroviario per Sandfjord e avevamo visto essere abbastanza caro, percui avevamo voglia di confrontare anche le alternative via gomma.
Dalla stazione ferroviaria passiamo all’attigua stazione dei bus e ci dirigiamo nella rivendita biglietti e ufficio informazioni. La stanzina è piccola e c’è parecchia gente, ci fanno capo diverse compagnie, ma non tutte sono rappresentate da quell’ufficio in compenso ci sono vari opuscoli tutti rigorosamente in norvegese, ne prendiamo un pochi per uscire e studiarseli poi eventualmente torniamo a chiedere informazioni più precise facendo la fila.
Non è un impresa facilissima non avendo troppo a mente la geografia di questo pezzo di mondo e non conoscendo ne la specificità delle varie compagnie ne tanto meno il norvegese, per quanto esso alla fine sia un misto tra inglese e tedesco e non è così ostico.
Passando nel corridoio ci accorgiamo di una freccia che punta a sinistra della biglietteria che indica i terminal per Torp Airoport ….beh facciamoci un salto a vedere che compagnie ci sono forse è più semplice.
Scopriamo cosi il terminal della TIMEkspressen con altri volantini da studiare
Ma benché esistano solo in norvegese pure questi, questa volta abbiamo subito chiaro che la linea di nostro interesse è la Linje 14 Staven-Larvik-Rv303-Sandefjord-Kopstad-Oslo che tra le altre destinazioni ha pure gli aeroporti di Gardermoen e Torp (quest’ultimo a dire il vero prendendo un bussino all’uscita dell’autostrada). Nel frattempo c’è pure un pulman della 14 in partenza proviamo a parlare con l’autista per i dettagli ma non parla inglese e l’unica conferma che abbiamo è che va a Sandefjord e il biglietto si fa in pullman (del resto sempre in Norvegia è possibile farlo in pullman anzi escluso che sull’urbano è pure la norma e non comporta sopraprezzi) …pazienza, il volantino è abbastanza chiaro sugli orari e sul fatto che la corsa singola OSLO BUSSTERMINAL – SANDEFJORD costi 180NOK a testa, sembra esserci anche uno sconto del 25% per comitive da 2 a 11 persone …comunque è di gran lunga più conveniente del treno (se non erro 230NOK, minipris ovviamente non disponibile che sarebbe comunque 199NOK) abbiamo risolto un problema, inutile perdere tempo con le altre compagnie anche se ce ne fosse, come abbiamo già visto all’aeroporto di Bergen, avrebbero probabilmente prezzi identici.
Certo il servizio BUS non è assolutamente a portata di turista, il materiale informativo non è praticamente mai disponibile in inglese, non ci sono chioschi automatici multilingua per informazioni e biglietti e pure l’ufficio delle informazioni oltre a non capire bene a quali compagnie si riferisca è insufficiente per il flusso di richiesta ….in questo le ferrovie sono sicuramente più avanti.
Gironzoliamo per la città con meta prima o poi l’Anker per la meritata doccia. Appena arriviamo notiamo che hanno già provveduto a recuperare la brandina, meglio così avevamo il dubbio se la dovevamo riconsegnare alla reception o lasciare li.
Lettura e doccia concluse ci rimettiamo in cammino cominciando a pensare alla cena. Decidiamo di affidarci alla Lonely Planet, studiamo un po’ e poi decidiamo di partire dando un occhio al Teddy’s Soft Bar pensando di prendere il pytt i panne riportato nella guida e qualcos’altro di norvegese. Burgata è vicino a noi tornando verso la stazione ci giungiamo in pochi minuti, il locale ha l’aspetto di un pub molto semplice e le persone che sono a mangiare sembrano concentrate tutte sugli hamburger, ci facciamo dare un menù e scopriamo che la sera praticamente fanno solo hamburger …decidiamo di cambiare locale, un hamburger siamo in tempo fino a mezzanotte a raccattarlo ovunque, e comunque preferisco un kebab ad un hamburgher.
Sempre seguendo la guida puntiamo su Grunerlokka, il vecchio quartiere operaio che si trova oltre l’Anker, anche per visitare il quartiere che si dice movimentato.
Anche qui i locali like-pub abbondano e tutti più o meno servono pure cibo, ma non certo della tradizione norvegese, Anche il Sult e il Tea Lounge citati nella guida non ci ispirano molto e dopo aver fatto il giro del quartiere nel rientro optiamo per un anonimo take away dove acquistiamo una vaschetta di pollo con patate al forno e verdure, nella loro intenzione probabilmente una dose ma quando abbiamo visto la quantità abbiamo evitato di chiedere la seconda. Prendiamo forchette, coltelle e tovaglioli usa e getta per due tutto paghiamo 90NOK e siamo pronti, sicuramente la cena meno costosa di sempre.
L’idea è di andare a mangiarselo nel prato al di la della strada, dove già diversa gente stava bivaccando. Ma visto il cielo nuvoloso e Alessio che preferiva un piano di appoggio solido si decide di tornare in camera. Mi accorgo di non aver comprato l’immancabile coca-cola (bibita idonea solo per il cuba libre, ma che in ferie finisco sempre per bere a fiumi), poco male tanto i supermarket stanno aperti fino alle 23 (qualcuno anche le 24) e hanno sempre bibite in frigo. Strada facendo ci fermiamo al MiniPrix e prendiamo una bottiglia di cola, non abbiamo ancora mai preso la X-Max percui decido di provarla e aggiungo "…almeno non do’ soldi alla coca-cola", mai frase fu più sbagliata dato che sul lato dell’etichetta stava impresso il noto marchio della multinazionale di Atlanta.
Questo mi è costato 5 minuti di presa per il culo, anche se poi in realtà è stata una buona scelta visto che la bibita era più simile alla pepsi che alla coca-cola e francamente a me andava bene visto che preferisco la pepsi alla coca-cola per il suo sapore e non per via della multinazionale che la produce dato che entrambe moralmente sono tutt’altro che ineccepibili.
Ancora non ve l’ho mai detto, ma in Norvegia le bottiglie di PET non assomigliano minimamente alle nostre, sono molto ma molto più massicce ed hanno la solidità di una bottiglia in vetro. Sono tutte a rendere con la cauzione (intorno una corona) anche se noi da buoni turisti spreconi le abbiamo cestinate facendo la fortuna degli accattoni locali che passano per i cestini a cercare bottiglie in PET e lattine.
Rientriamo all’Anker e ci mettiamo sul tavolino, con il mio immancabile compagno di viaggio Opinel taglio il coperchio della vaschetta e otteniamo un secondo piatto, dividiamo le cosce di pollo le patate e la verdura e cominciamo a mangiare …manca il pane, ma per il resto è una cena perfetta.
Rimettiamo ordine nella stanza inserendo nelle valigie e negli zaini la roba, domani dobbiamo fare il check-out entro le 11, non abbiamo più niente che ci prema guardare ad Oslo percui decidiamo di riposarsi abbondantemente, fare il check-out sul tardi andare in stazione e prendere il bus delle dodici, in modo che arriviamo alle 13:46 a Sandefjord mangiamo e alle 15 ci presentiamo per il check-in della camera tanto nella mail il proprietario aveva dato disponibilità dalle 15 in poi, quindi lasciamo perdere il deposito bagagli (che tra l’altro è presente in stazione ferroviaria, in stazione bus e credo anche all’ostello) per avere ore libere da bagagli che non ci servono non sapendo come sfruttarle.


1/8/2008

Giornata all’insegna della lentezza, con assoluta calma eseguiamo il piano come previsto la sera. E siamo maledettamente in anticipo, non resta che approfittare delle sedie della stazione dei bus per leggere qualche pagina di libro.
Finalmente è l’ora, si caricano i bagagli sul bus, si fa il biglietto (lo sconto c’è e si spende 140NOK a testa) e si parte. Il bus è da granturismo e mette a disposizione 4 canali radio (basta portarsi le cuffiette con jack da 3,5) il caffè e il bagno. Oltre al frigo con bevande eventualmente acquistabili.Ovviamente non avevo bisogno di niente di ciò a quell’ora.
La strada per Sandefjord E18 è la più grande che abbiamo trovato in tutta la Norvegia è una vera e propria autostrada a doppia corsia e possiede dei tratti con limite di velocità a ben 100Km/h una velocità smodata per le abitudini norvegesi
Il paesaggio mostra ampie pianure ed è prevalentemente agricolo, in alcuni tratti si notano vaste coltivazioni di ortaggi, il frumento risulta molto più avanti di maturazione rispetto a quello che avevamo visto dal treno e intravedo pure una mietitrebbia che ha iniziato il lavoro.
Arriviamo in perfetto orario e mangiamo qualcosa alla stazione del treno (praticamente davanti a quella del bus) poi ci incamminiamo verso la camera. Non è proprio vicinissima alla stazione, ma neppure troppo lontana, seguiamo l’itinerario stampato da google maps e la raggiungiamo senza troppi problemi. La signora è già li ad attenderci, ci da le chiavi, paghiamo subito perché la mattina dobbiamo andare via presto. Anziché dei 500NOK di cui si era parlato in mail ce ne chiede 450, ovviamente a noi non pare il vero. Ci alloggia in una casetta di legno appena costruita dietro casa. E’ un monolocale con cucina, lavello e frigo in un blocco unico della whirlpool che non avevo mai visto, il televisore dove sono presenti anche canali in inglese e un bagno con doccia e (volendo) lavatrice in comune con un altra stanza uguale. Ovviamente c’è tutto sia lenzuola che asciugamani, peccato doverci dormire una sola notte.

 Lasciamo i bagagli e andiamo a fare un giro per il paese. Siamo vicinissimi al porto pertanto puntiamo subito verso di esso, lo visitiamo diamo un occhiata ai possibili locali per la cena, poi troviamo la baleniera Souther Actor in esposizione e ci saliamo per una visita (gratuita).
Interessante vedere dal vivo la sala macchine, pur in porto e spenta dava già un idea dell’inferno che deve essere, carine pure le anguste cuccette dell’equipaggio, in una nave del genere ci potevano stare anche 14 uomini gli spazzi erano molto meno di quelli di un camper completo.
Poi come non improvvisarsi capitano e porsi ai comandi e da qui raggiungere con una lunga e oscillante passerella il marinaio alla fiocina tutto molto bello, …..in porto e con il mare calmo

Ci rimettiamo in cammino verso il parco cittadino, da qui seguendo la musica ritorniamo verso il mare dove si svolge un torneo per ragazzi under 22 di Pallamano, giocata su campi di sabbia. Non avevo mai visto giocare a pallamano su campi di sabbia percui mi sono trattenuto diversi minuti (oltretutto è uno degli sport che mi piace di più ….o forse mi ricorda le partite alle medie e qualche pomeriggio passato sugli spalti in gioventù, in paese abbiamo sempre avuto buone squadre in questa disciplina) a quanto ho visto le regole erano le stesse, ovviamente impossibile far rimbalzare il pallone in terra e quindi dopo i tre passi o lo posi e lo ripigli, o passi.
Incredibile il numero di squadre partecipanti, veramente tante e sopratutto moltissime femminili (che in Italia sono una rarità), a quanto ho capito era un torneo per ragazzi tra gli 11 e i 22 anni. Comunque veramente una bella iniziativa con tanti campi contemporanei, spalti, musica, cibarie e gadget ..insomma una buona organizzazione.
Abbandoniamo la pausa sportiva con l’ handball per tornare a fare i turisti, riattraversiamo la strada e da qui ci immergiamo nel parco cittadino, puntando il centro della città.
Comincia ad essere il tardo pomeriggio, ma colpisce la diversità di orari con Oslo, qui la maggior parte dei negozi è chiusa nel pomeriggio, molti propendono per un orario continuato che dalla mattina si estende fin verso le 16 poi chiudono. Il centro del paese è carino ma abbastanza deserto, e il paese è più grande di quanto non si pensi a prima vista, ovviamente ovunque regna la calma e le poche auto si fermano per farti attraversare ancora prima di quanto non avvenga a Oslo.
Un paio di volte attraverso la strada anche se mi ero avvicinato al ciglio solo per far le riprese, ma tanta gentilezza e attenzione alla quale non siamo abituati va comunque ricambiata, …che ne sanno loro che io sto pensando da italiano e non immagino che avvicinandomi troppo al bordo del marciapiede qualcuno possa fermarsi pensando che voglio attraversare. ๐Ÿ˜€
Finito di girovagare per il centro, ci avviamo sulla via del rientro verso casa per una rapida doccia prima di uscire per cena. Ci fermiamo a un supermercato e compro qualche lattina di birra da portare a casa (è il mio souvenir preferito ne ho una discreta collezione di lattine vuote con scritto sul fondo dove e quando sono state acquistate).
Dopo la doccia andiamo a cena al porto su un barcone ("La Scala") scegliamo due portate di pesce, una zuppa e un insalata di frutti di mare. Un po’ per stare nel budget giusto per non dover nuovamente prelevare, un po’ perché alla fine erano i due piatti che ci tiravano di più (…altrimenti c’è VISA). Ci facciamo portare della semplice acqua, il vino bianco sarebbe stato troppo costoso e manco ci faceva troppa voglia di berne una bottiglia.
Ovviamente pure qui il menù contiene pochi piatti tipici (sostanzialmente di pesce) mentre è riempito di piatti internazionali (sopratutto italiani, lingua verso la quale tentava pure qualche traduzione non troppo riuscita). Alla fine ci alziamo con un conto di 268NOK, tutto sommato non male visto che le porzioni erano abbondanti e sufficienti a sfamarci. Andiamo verso il parco un po’ per fare due passi un po’ per vedere cosa ci fosse li vicino alla biblioteca dove il pomeriggio stavano facendo i suoni di un concerto.
Girelliamo un po’ per capire di che si tratta mentre ascoltiamo il gruppo spalla che si sta esibendo, non abbiamo intenzione di comprare il biglietto perché tanto dobbiamo andare a letto presto. Troviamo un punto da cui si intravede una striscia di palco, nel frattempo è cambiato gruppo ed è già montato il gruppo serio (almeno crediamo) ed ha cominciato il primo pezzo …rock abbastanza duro, tutto sommato interessante, tra il fumo appare il cantante …un personaggio non troppo giovane. Ce ne andiamo verso il prato dove ci sediamo sulle panchine e ascoltiamo un po’ di musica, poi ce ne andiamo a casa.
Prepariamo le valige per il giorno dopo, dato che è difficile richiuderle tiro fuori il sacco e ci metto i le due buste con i panni sporchi mia e di Alessio. Andiamo a letto per tentare di dormire, purtroppo le vicine di stanza non avevano la stesse intenzione. E la cosa peggio che tenevano musica di merda a volume piuttosto alto, sfotto Alessio sul fatto che dovrebbe andare a farci conoscenza visto che io sono fuori target di età …ma giustamente mi fa notare che con simile musica discotecara commerciale sono fuori pure dal suo di target. Vah beh, poi un po’ diminuiscono il volume, un po’ ci si fa l’abitudine si finisce con l’addormentarci.

2/8/2008

La sveglia suona presto, è l’ultimo giorno e siamo nuovamente in partenza per il rientro a Pisa (Merda) il tempo è veramente volato e adesso che si cominciava a muoversi discretamente è già l’ora di tornare a casa. Vah beh, non c’è molto tempo per i sentimentalismi, vado in bagno e poi finisco di chiudere le valige distribuendo le lattine in modo non si ammacchino sbattendo fra se. Poi prendo di frigo il formaggio, lo sgombro affumicato e un altra vaschetta di affettato avanzata li metto in un sacchetto accanto ad una lattina di birra fresca che era in frigo e li pongo nel mezzo alla valigia affinché si mantenessero più freschi possibile (quando siamo arrivati a casa erano ancora piuttosto freschi …forse non a 4°C come in frigo ma non sopra 6 o 7), tolgo dallo zaino il mio coltellino Opinel e lo butto nel bagaglio da stiva, siamo pronti.
Per finire metto nello zaino la bottiglia dell’acqua da un litro e mezzo (comprata appena arrivati e poi sempre riempita) nel caso si avesse sete prima del controllo …siamo veramente pronti per partire. Alle 7:15 usciamo di casa, lasciamo un biglietto di saluti alla proprietaria e le chiavi poggiate sul televisore. Sta leggermente piovendo, per la prima volta tiriamo fuori "l’ombrello per quando un piove" sempre gelosamente custodito nello zaino.
Ci dirigiamo alla stazione del treno e aspettiamo, la sera durante la giratina avevamo già fatto i biglietti (32NOK a testa) alla macchinetta automatica che tra l’altro a differenza di quelle in stazione a Oslo accetta solo spiccioli e carte di credito (no cirrus-maestro) percui avevo usato nuovamente la mia VISA.
Abbiamo dei dubbi sulla direzione, io ritengo che Torp stia a destra, Alessio a sinistra sostenendo che con il pullman si era arrivati da sinistra. Va beh facciamo per passare il tempo non possiamo neppure fare colazione il barrettino è ancora chiuso, ma anche appena apre lasciamo perdere visto che abbiamo poche corone è meglio fare colazione al duty-free almeno siamo certi di non averne più bisogno, e comuque al momento non ne sentiamo neppure la necessità .
Arriva il treno saliamo, passa il controllore e siamo già a Torp tutto questo in tre minuti o giù di li. Torp non è una stazione ma una fermata nel nulla, poco più di un palo con un cartellino blue con scritto il nome in bianco, si scende e c’è il bus ad aspettarci per portarci all’aeroporto. Il Bus è alquanto deserto, ci siamo noi, una coppia con bambino dai tratti somatici orientali e un attempato comandante della Wideroe salito sul treno con noi a Sandefjord.
Il tempo di partire, fare pochi metri, entrare da un cancello secondario radiocomandato nel parcheggio dell’aeroporto, riuscire dalle sbarre dell’ingresso e siamo nella piazzetta all’ingresso dell’aerostazione. Ci dirigiamo ai banchi del check-in e questa volta ci facciamo un po’ di sana coda, dato che è già aperto da una decina di minuti. Volendo a Torp ci sono delle macchinette self-service per il check dove uno mette tutti i dati, inserisce il documento per una scannerizzazione, stampa la fascia per il bagaglio e poi si reca a una serie di sportelli di check-in generici per tutte le compagnie. Sono sicuramente più veloci, ma noi avevamo tutto il tempo che ci occorreva percui non ci siamo cimentati in simile impresa.
Prima del nostro turno beviamo un po’ d’acqua, dopo di che penso che dato che non ne abbiamo bisogno potevamo buttarla nel sacco in stiva insieme alle buste dei panni sporchi …così come curioso souvenir anziché buttarla nel cestino prima del controllo.
Al check-in scopro di aver commesso una leggerezza, non è più la Ryanair del 2003 adesso i bagagli non solo si pagano extra sul biglietto all’atto della prenotazione ma oltre al peso si conta anche i pezzi. Percui noi avevamo acquistato 1 pezzo per massimo 15Kg e non si poteva più portare 2 pezzi pur rientrando nei 15kg come avevo fatto tornando dall’Irlanda nel 2003.
Pazienza vorrà dire che pagheremo, del resto a Sanpietroburgo ci toccò pagare il supplemento bagagli su un charter di BluePanorama (unico viaggio che ho fatto su charter …e sicuramente ultimo visto la scarsa affidabilità sugli orari e manutenzione), non saranno questa gran cifra.
Al check-in ci danno il bigliettino e ci mandano allo sportello di Ryanair a pagare …160NOK (20Euro) gli prendesse una diarrea. Paghiamo dando fondo alle poche corone rimaste (alla fine riportiamo a casa solamente un ottantina di corone) e con la ricevuta torniamo a prendere i biglietti.
Passiamo i controlli, questa volta ho cambiato scarpe e il metal detector non suona, e andiamo al gate d’imbarco ad aspettare. Ovviamente non facciamo colazione, ma neppure ne sento la necessità e male che vada a bordo prendono pure gli euro.
L’aereo arriva con molto ritardo e la partenza del volo è prevista con 20 minuti di ritardo. Sbarcano i passeggeri direttamente in area partenze e li fanno entrare in erostazione dalla porta di sinistra dell’imbarco, mentre noi siamo già in fila a quella di destra.
Appena a bordo sono pronti (o più probabilmente appena staccato il camion del rifornimento carburante) cominciano a farci imbarcare mentre in stiva hanno appena mandato via i carrelli con i bagagli dei passeggeri precedenti e cominciato a imbarcare i nostri. Sfiga per chi avesse comprato la priorità d’imbarco, perché in quel buglione di sicuro non è stato il primo a montare (anche se a dire il vero appena saliti ci hanno fatto saltare le prime 5 file, il che non è escluso fosse legato al discorso dei riservati visto che alla fine quando siamo stati in volo gente seduta ci stava) comunque saliamo abbastanza tra gli ultimi e ci tocca un posto sull’ala.
L’aereo è sempre perfetto e praticamente nuovo, credo sia il solito dell’andata anche se il personale mi sembra diverso. Si parte con quella ventina di minuti di ritardo, il cielo è coperto e sta pioviscolando.
Lungo gran parte del viaggio sotto si intravedono nuvole più o meno dense più o meno spesse, con rari lembi di terra. Accanto a noi un simpaticissimo scozzese residente in Norvegia con famiglia nei tre seggiolini dietro di noi diretto in vacanze in lucchesia si intrattiene in conversazione con Alessio ….meno male sono dalla parte del finestrino, il mio inglese è decisamente peggio del suo.
Durante il viaggio seguo un po’ di discorsi ma il rumore e la distanza non mi permette di afferrare tutto, comunque si ragiona dell’eccezionale caldo di quei giorni in Norvegia e anche di Italia …per finire a consigli su come visitare Firenze. Azz…e vaglielo a spiegare. Tira via i parcheggi a pagamento in centro carissimi (la Norvegia non è vilia), ma come si spiega la ZTL e i cartelli con intero poema dantesco che la segnalano? Come si spiega come saltare i lavori della tramvia per raggiungere il centro? Come si spiega che il 90% dei parcheggi a bordo strada sono per residenti e se anche hanno le strisce bianche non si possono usare? Come si becca via Nazionale, unico accesso rimasto per il parcheggio della stazione senza sbagliare ? Beh io c’ho provato …consigliando di andare in centro con i mezzi pubblici treno o autobus.
Siamo sulle alpi, ci fanno agganciare le cinture …a dire il vero io manco le avevo sganciate dato che non mi danno nessun fastidio e non avevo avuto necessità di alzarmi, il panorama è veramente bello, finite le vette si intravede Milano (o meglio si riconoscono due aeroporti vicini) poi pianure e altre città in fine colline e ancora montagne tagliate che mostrano una pietra bianca, siamo in versilia è ovvio, puntiamo sul mare verso il largo, poi una virata e di nuovo verso terra; sotto di noi Livorno con i piazzali pieni di auto nuove e i depositi della STANIC, intanto ci siamo abbassati molto passiamo sulla pineta di San Rossore e su alcuni fabbricati presumo la base amerikana (per quanto mi suoni strano che ci facciano sorvolare un pezzo di stato USA ..probabilmente siamo di fianco) eccoci siamo in aeroporto, se ne riconoscono le strutture, gli hangar militari. Si atterra, atterraggio perfetto, anche se la pista sembra la FI-PI-LI tanto ballonzola l’aereo una volta sulle ruote, si devia piuttosto bruscamente dalla pista per andare verso l’area di parcheggio. Abbiamo recuperato gran parte del ritardo siamo sotto i 5 minuti di ritardo.
Sbarchiamo e ci fanno entrare in aerostazione da un cantiere, ci dirigiamo al nastro 2 in attesa dei bagagli. A un certo punto i monitor cominciano a cambiare tutte le informazioni poi si spengono. Nella saletta pigiati come acciughe i passeggeri di 4 o 5 voli in attesa di bagagli che non arrivano, un casino incredibile, quaranta gradi minimi e un puzzo di sudore che manco in discoteca. A un certo punto un volo passa dal nastro uno al nostro, un casino.Poi invece cominciano a arrivare inaspettatamente i bagagli dei passeggeri provenienti da Liverpool dopo 40 minuti che siamo li l’altoparlante ci avvisa di andare a ritirare i bagagli sul nastro 3. Il nastro tre è una barzelletta, è un ovale con curve strette e l’immissione avviene in modo tangente al centro del rettilineo.Il primo bagaglio buttato sul nastro è un passeggino che immancabilmente si incastra nell’ingresso bloccando ogni cosa, un volontario schizza di la dal nastro e lo scastra prima si spacchi e blocchi tutto; nella prima curva, troppo stretta, le valige più lunghe e i passeggini immancabilmente non girano e finiscono in terra fuori dal nastro. Comunque a parte questo casino dopo un ora dallo sbarco abbiamo i nostri bagagli e ci avviamo all’uscita, faccio una sosta tecnica al cesso che ovviamente è sudicio e funziona uno solo dei due asciugatori ad aria calda, poi ci dirigiamo verso il parcheggio di sosta lunga P1. Mettiamo i bagagli in auto e mi chiedo dove diavolo sia la cassa, non vedendola metto in moto e faccio il giro del parcheggio, nulla ..di la in quello multipiano c’è una cassa automatica,l’avevo già adocchiata, ma c’è da attraversare la strada e oltretutto il vialetto di uscita dal P1 non ha in corrispondenza nessun strappo nella recinzione dell’altro parcheggio mi pare strano sia quella ma visto non c’è altro ci faccio un salto.
La cassa è per qualunque parcheggio quindi andrebbe benissimo per il P1, peccato sia fuori servizio. Do un occhio all’interno del multipiano per vedere se vedo altre indicazioni di casse ma non ce ne stanno, allora vado verso l’aeroporto, davanti l’ingresso trovo la cassa con l’operatore. Mentre pago gli chiedo quale fosse la cassa più vicina per il P1 e mi indica l’automatica fuori servizio, gli dico che è fuori servizio "…beh allora questa è la più vicina", alla faccia del servizio.
Adesso non rimane che un bel cantiere sulla FI-PI-LI con coda chilometrica e poi ci siamo perfettamente riaclimatati al nostro amato evolutissimo paese del terzo mondo. Beh….sempre se uno è capace di indovinare l’ingresso della FI-PI-LI, visto che di cartelli stradali indicanti Firenze ce ne sta uno all’uscita del parcheggio e un’altro all’ingresso della rampa …nel mezzo l’istinto di sopravvivenza.

CASA …DOLCE CASA, ben tornati nella repubblica dei fichi d’india !!!

(conclusioni)

2 Risposte a “Norge – parte 4”

  1. …..meglio, poi il libro non ti piace e ti tocca pure scrivere la recensione sul blog :-p

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